“Ghiozzi” è il nome comune con cui sono conosciute le circa 2.000 specie di Gobidi, la più grande famiglia di pesci marini. Grazie alla loro taglia ridotta, alla notevole intelligenza e a un’accattivante livrea, sono ospiti raccomandabili per l’acquario di barriera
A proprio agio sulla sabbia
Con l’avvento del moderno acquario di barriera i gobidi (Gobiidae) sono divenuti finalmente protagonisti, rivelandosi in molti casi compagni ideali per acropore, tridacne & Co. Salvo poche eccezioni, in questi pesci non vi è traccia di dimorfismo sessuale e la livrea è simile nei due sessi. I ghiozzi sono in maggioranza ermafroditi, sia proterandri che proterogini (cioè passano, rispettivamente, da maschio a femmina, o viceversa). Depongono le uova su diversi substrati protetti, anche artificiali (relitti, carcasse di auto, tubi, ecc.); spesso è il maschio che se ne prende cura fino alla schiusa, più raramente se ne occupa la femmina o entrambi i genitori. Generalizzare, parlando di questa immensa famiglia, è però sempre pericoloso: le differenti caratteristiche ecologiche riscontrabili fra questi pesci impongono una scelta ragionata a seconda della tipologia di vasca. In particolare, per i ghiozzi che “adorano” la sabbia e su di essa (alcune specie perfino dentro di essa, abitando gallerie scavate da gamberetti con cui vivono in simbiosi) trascorrono buona parte del loro tempo, arrivando a ingoiarla per setacciarla e “risputarla” dopo aver trattenuto le particelle commestibili, l’acquario “berlinese” più estremo – dove cioè si arriva a rinunciare del tutto al fondo sostituendolo con rocce e coralli – non è certo una sistemazione ideale. Viceversa questi ghiozzi sono raccomandabili per vasche con ambientazione ispirata alla laguna corallina: fondo di sabbia fine molto alto (Jaubert o Deep Sand Bed), alghe macrofite (caulerpe e simili), rocce vive limitate a una guglia centrale e comunque occupanti meno della metà della superficie di base della vasca. Tutti i ghiozzi che vivono su fondali sabbiosi apprezzano molto la presenza di una vegetazione algale, da discreta ad abbondante, costituita dalle varie specie di caulerpa ma anche dalle alghe rosse e da quelle brune (sargassi), ancorate alle rocce o direttamente alla sabbia corallina. Anche la presenza di rifugi è fondamentale per il loro benessere: cavità naturali (anfratti e buchi tra le rocce) o artificiali (anforette, tubi in pvc, mezzi vasi di terracotta) non devono perciò mai mancare in acquario.
Belli ma litigiosi
Il genere Valenciennea comprende una quindicina di specie, alcune delle quali oggi molto richieste per l’acquario di barriera e importate regolarmente dai principali centri di esportazione dell’Indo-Pacifico. In natura si trovano nei biotopi marini costieri come le lagune tranquille con fondo di sabbia fine e blocchi isolati di coralli, ambienti sabbiosi e ciottolosi di risacca, praterie di alghe e fanerogame interrotte qua e là da scogliere rocciose. Si tratta di ghiozzi con una taglia variabile dai 10 ai 20 cm circa. Molto voraci e continuamente in cerca di cibo tra la sabbia (accettano sia mangimi secchi che surgelati, mostrandosi particolarmente ghiotti di chironomi, artemie e mini-krill), possono causare fastidiosi e persistenti fenomeni di torbidità in vasche troppo piccole e con fondo ricco di sedimenti. Formano coppie fisse e piuttosto territoriali, tra loro sono piuttosto litigiosi e non di rado si procurano lesioni alle pinne mordendosi a vicenda in aspre contese. Saltano con estrema agilità, soprattutto se spaventati: un’attitudine da non sottovalutare, se si pensa di allevarli in acquari “aperti”. La specie più comune nei negozi è sicuramente V. puellaris (Tomiyama, 1956), “Maiden goby”, ampiamente diffusa in tutto l’Indo-Pacifico, dal Mar Rosso all’Australia. Per la sua taglia (fino a una ventina di centimetri, anche se in genere non supera i 14-15 cm) dovrebbe essere ospitata in un acquario di almeno 150 litri netti, con una superficie di base non inferiore a 100×40 cm. Molto bella anche V. strigata (Broussonet, 1782), dell’Indo-Pacifico, che può raggiungere i 18 cm. Va ricordato infine che i ghiozzi adulti del genere Valenciennea possono costituire un potenziale pericolo per i pesci e i crostacei sensibilmente più piccoli, come i minuscoli gamberetti commensali su coralli e anemoni. (Autore: Alessandro Mancini)