La parola pedigree deriva dal francese pied de grue, letteralmente “zampa di gru”: nell’antichità negli alberi genealogici i figli erano solitamente indicati con biforcazioni di linee rette rivolte verso il basso, forma che ricordava l’orma di una gru.
Inizialmente il pedigree venne usato per la genealogia dei cavalli da corsa inglesi, poi fu utilizzato dagli allevatori per indicare la genealogia di altri animali domestici a scopo di selezioni artificiale. Con l’estendersi degli studi sulla genetica, elencare gli ascendenti è diventata poi una consuetudine e il termine è diventato di uso comune.
Cos’è il pedigree?
In sostanza il pedigree è la carta d’identità del gatto, l’unico documento che ne attesta la provenienza e ne qualifica l’origine come “gatto di razza”; è un documento emesso dalle Associazioni Feline, gli unici enti preposti a certificare le origini dell’animale.
Nel pedigree viene riportato l’albero genealogico del gatto e in particolare:
- il nome, il sesso, la data di nascita, il colore, il numero di registrazione, il microchip;
- il nome dell’allevatore, l’affisso (se posseduto) dell’allevamento, l’indirizzo;
- l’identità di padre e madre del cucciolo, con i rispettivi dati anagrafici, di colore e numeri di registrazione;
- la linea di discendenza (4 o 5 generazioni), con tutte le indicazioni anagrafiche, di colore e di registrazione per ogni singolo gatto.
Di conseguenza il registro del Libro Origini iscrive gatti che:
– appartengono a una razza pienamente riconosciuta;
– hanno una varietà riconosciuta in riferimento alle razze di cui al punto precedente;
– hanno un pedigree con gatti di razza pura con un minimo di tre generazioni precedenti il soggetto considerato.
In base alle associazioni feline di cui l’allevatore fa parte, i regolamenti possono rivelarsi leggermente differenti ma, in linea generale, l’allevatore è tenuto a denunciare la nascita della cucciolata al Libro Origini della propria associazione in tempi che variano dai 30 ai 40 giorni dopo il parto e, successivamente, a richiedere i pedigree dei cuccioli.
L’ANFI (Associazione Nazionale Felina Italiana)
La prima associazione riconosciuta dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali (MiPAAF), quella che rilascia il maggior numero di pedigree di gatti in Italia, è l’ANFI (Associazione Nazionale Felina Italiana) presente sul territorio fin dal 1947, quando era conosciuta come Società Felina Italiana e faceva già allora parte del circuito internazionale FIFe (Fédération Internationale Féline) a cui aderiscono ben 41 Paesi nel mondo che condividono gli stessi regolamenti basati sulla selezione di animali sani.
A livello europeo è vietata la commercializzazione di cuccioli senza pedigree, pertanto i negozi di animali e gli allevatori professionali sono tenuti a vendere soltanto animali con pedigree secondo i regolamenti fissati dalla Commissione Tecnica Centrale, organo tecnico di raccordo tra l’associazione autorizzata dal MiPAAF all’emissione di certificati (pedigree) e il MiPAAF stesso.
Un documento legale e ufficiale
Il pedigree è il certificato di iscrizione ai libri genealogici, in pratica il documento legale e ufficiale che sancisce che un gatto appartiene realmente a una particolare razza. È dunque l’unico modo per poter affermare: “questo gatto è di razza”. Nessun altro documento può essere presentato con questo scopo, né valgono le affermazioni di veterinari o sedicenti esperti. A tal proposito vi è tutta una legislazione relativa all’emissione di certificati ufficiali a partire dalla Direttiva CEE 174/91 e dal Decreto Legislativo 529/92.
Insomma… se il gatto ha il pedigree è di razza, altrimenti no. Un animale senza pedigree, anche se nato da genitori con pedigree, non può e non è considerato di razza da nessuna associazione felina e da nessun allevatore serio.
Il pedigree è importante e “saperlo leggere” è una vera e propria abilità, perché solo attraverso questo documento l’allevatore può studiare le linee di sangue, i pregi e i difetti dei vari soggetti e pianificare la propria attività di selezione della razza.
Il gatto con pedigree costa di più?
In media un pedigree regolarmente emesso in Italia dalle associazioni feline riconosciute costa dai 13 ai 20 euro. Non credete a chi dice che costa di più, basta consultare i siti delle associazioni e verificare le tariffe. Quando un allevatore dice che il pedigree costa 200/300 euro, è meglio non credergli. È buona cosa scegliere sempre un esemplare per il quale venga rilasciato il pedigree e se l’allevatore dà giustificazioni diverse… meglio diffidare.
Gatto di casa o gatto di razza?
Non è consigliabile comprare un gatto senza pedigree, perché in questo caso state “pagando” un gatto di casa. Talvolta gli allevatori vendono soggetti senza pedigree perché il fatto di avere il pedigree per un cucciolo comporta la denuncia della cucciolata. E se la cucciolata è nata da gatte troppo giovani (quindi in violazione dei regolamenti delle associazioni che impongono solitamente almeno 10 mesi di età per la mamma) o da gatte che hanno gravidanze ravvicinate (i regolamenti, in generale, dicono che sono permesse 3 gravidanze nell’arco di 24 mesi) o ancora da accoppiamenti non permessi (tecnicamente outcross, incroci con altre razze), l’allevatore deciderà certo di non denunciarla, perché passibile di richiami o controlli, quindi preferirà piuttosto vendere senza pedigree.
Salute e comfort, innanzitutto
Quando ci si iscrive a un’associazione felina è necessario seguirne i regolamenti e rispettarli. L’ANFI stabilisce, per esempio, che la salute e il benessere di ogni gatto devono rappresentare il primo fondamento per tutti gli allevatori e i proprietari di gatti e cuccioli. Deve essere incoraggiato un allevamento responsabile, basato su principi genetici, sulla prevenzione dei difetti e su un ambiente confortevole e amorevole. Inoltre deve essere tenuta un’accurata registrazione inerente la salute e l’allevamento dei gatti e dei cuccioli, che devono essere regolarmente vaccinati. I soggetti malati devono ricevere le appropriate cure veterinarie nel minor tempo possibile. Le infestazioni di parassiti, come pulci, zecche, vermi intestinali etc. sono a volte imprevedibili, ma ogni soggetto deve essere regolarmente controllato e trattato. Misure speciali vanno adottate per la prevenzione e la diffusione di malattie virali, batteriche o fungine, incluso l’utilizzo di vaccini, se disponibili.
L’ambiente in cui vivono i soggetti (comprese cucce, cassette igieniche, ciotole etc.), deve essere tenuto pulito costantemente. Acqua fresca deve sempre essere a disposizione, come pure la giusta quantità e qualità di cibo. Bisogna fornire posti comodi per il riposo, oggetti per il gioco, spazi per arrampicarsi e per altre attività fisiche. I soggetti devono poter vivere in spazi adeguati nei quali muoversi, giocare e poter partecipare alla vita domestica. Per gatti non abituati a temperature estreme, una temperatura tra i 10 e i 35 °C è da considerarsi accettabile. In caso di temperature inferiori o superiori alla media indicata, si richiede che si provveda con riscaldamento o condizionamento delle aree. I locali dovranno essere ben ventilati (porte, finestre, sistemi di condizionamento) per minimizzare odori, umidità e correnti d’aria. La luce dovrà essere sia naturale che artificiale. Le suppellettili, i pavimenti e i rivestimenti murali dovranno risultare facilmente pulibili e disinfettabili. Sebbene alcuni soggetti gradiscano la compagnia di altri consimili, il sovraffollamento deve essere evitato per ridurre situazioni di stress che potrebbero accentuare l’aggressività e incrementare, in modo molto più significativo, il rischio di malattie.
I cuccioli non possono allontanarsi dalla madre né essere ceduti a un nuovo proprietario prima delle 12 settimane di vita e devono essere stati completamente vaccinati contro la panleucopenia felina, il calicivirus felino e l’herpes virus felino, tranne in presenza di diversa indicazione del veterinario.
I gatti bianchi devono essere sottoposti a un test dell’udito prima di venire usati per riproduzione. Non è consentito l’accoppiamento di due gatti bianchi onde evitare la nascita di soggetti sordi.
Queste sono regole generiche a salvaguardia della salute e del benessere del gatto (ovviamente ci sono disposizioni per ogni razza che non stiamo a riportare in questa sede).
L’ANFI dispone controlli presso le abitazioni dei propri associati per verificare l’esistenza delle condizioni ottimali per la vita dei gatti di razza. Per maggiori delucidazioni è possibile consultare tutti i regolamenti sul sito www.anfitalia.it. (Autore: Laura Burani – Foto: Renate Kury)