Volgarmente detto colombo, la tortora dal collare spesso vive e si lascia avvicinare dall’uomo nei giardini delle case, sui balconi, dove non di rado nidifica tra i fiori coltivati in vaso. Non teme gli umani, anzi ne sfrutta la vicinanza per mettersi al sicuro da alcuni suoi predatori naturali. Impariamo ad apprezzarne l’eleganza e la docilità esplorandone le caratteristiche.
Classificazione scientifica
La tortora dal collare o tortora orientale (Streptopelia decaocto) è simile, per taglia e colorazione, alla tortora dal collare africana (Streptopelia roseogrisea) che nella forma ancestrale, differisce per una colorazione meno tendente al grigio-bruno e più al color cipria. Si ritiene che entrambe siano imparentate con le tortore domestiche che vengono allevate nella tipica colorazione bianca, marrone rossiccia, pezzata e in altre mutazioni selezionate dall’uomo. Entrambe appartengono:
- all’Ordine Columbiformi (Columbiformes)
- alla Famiglia Columbidi (Columbidae)
- alla Sottofamiglia Columbini (Columbinae)
- al Genere Streptopelia (Streptopelia)
La tortora dal collare è di origine asiatica e dall’inizio del Novecento ha cominciato a colonizzare l’Europa in maniera costante e progressiva: nei primi anni del secolo si cominciò ad avvistarne una colonia lungo il Danubio; poi piano piano la diffusione ebbe una progressione più rapida in tutta Europa, partendo dal nord. Attorno al 1950 se ne contavano già diverse colonie in Germania, Olanda, Belgio, Svezia e Danimarca. In Italia arrivò negli anni Sessanta, la colonizzazione fu rapidissima e le popolazioni residenti molto numerose. Negli anni Settanta completò la colonizzazione europea risultando presente sia nel continente che nelle isole. L’ultimo studio che ne ha valutato la popolazione, negli anni 2000, ci dice che in Europa potrebbero aggirarsi tra i 12 e 13 milioni di coppie nidificanti.
Il color tortora nasce con lei
Con una taglia di 26-28 cm, un peso di 150-180 gr e un’apertura alare di 44-47 cm, la tortora è un uccello piuttosto robusto e forte nonostante l’aspetto elegante e slanciato. La colorazione della livrea è particolare, con una base grigio-bruno chiara, con il dorso leggermente più carico e le parti ventrali tendenti al crema. Quello che viene oggi definito color tortora appunto.
Sul collo ha un collare nero incompleto nella parte anteriore ma molto ben visibile. Remiganti e timoniere sono nerastre e molto particolare è la colorazione dell’occhio, con iride color mattone e anello perioculare di pelle bianca a farlo risaltare. Il becco è color piombo e con cera grigiastra. Le zampe sono “grigio-vinose”.
Non c’è dimorfismo sessuale evidente. I soggetti immaturi sono simili agli adulti, leggermente ridotti di taglia, con il becco più leggero e sono privi del collarino che comparirà alla prima muta.
Quel richiamo inconfondibile
In origine il suo ambiente naturale erano le zone aride e semidesertiche; poi ha cominciato a insediarsi in ogni ambiente anche fortemente antropizzato diventando, soprattutto nella colonizzazione europea, un uccello “cittadino”.
Oggi la si vede sempre più spesso a strettissimo contatto con l’uomo visto che sceglie come siti di nidificazione i vasi sui balconi, le siepi nei giardini e ogni spazio dove possa costruire il suo rudimentale nido a coppa, fatto con erbe secche e rametti intrecciati.
Il suo tipico richiamo è un “kù kuùuùu kù” ripetuto più volte, gutturale e molto tipico. Nel periodo di corteggiamento il maschio soprattutto si fa sentire molto e ripetendo il richiamo segue la compagna in ogni spostamento.
La femmina depone 2 uova di colore bianco, covate a turno con il maschio ma comunque in prevalenza dalla femmina, per circa 16 giorni. Le coppie di tortore restano unite a lungo, spesso per tutta la vita, sono tendenzialmente monogame e hanno una relazione di coppia molto stretta. Le cure parentali sono notevoli e i piccoli, nutriti per i primi giorni con la sostanza grassa detta “latte di tortora” (come accade a tutti gli altri columbiformi ma anche agli psittaciformi). Sono in grado di fare i primi passi fuori dal nido tra le 3 e le 4 settimane e sono autonomi a circa 40 giorni.
Ogni coppia può portare a termine da 2 a 4 nidiate per stagione riproduttiva che nei nostri territori (anche in voliera per chi alleva tortore) va da marzo a settembre.
Si nutre di granaglie e di bacche e condivide con molti altri uccelli che vivono a contatto con l’uomo i suoi avanzi: è facilissimo attirarla mettendo sui davanzali delle finestre o sui balconi un po’ di briciole di pane, pezzettini di frutta e verdura e una ciotola di acqua.
Ha scelto di stare vicino all’uomo per sfuggire ai suoi predatori naturali che ne predano i nidi come cornacchie, corvi e gazze ma anche ai falchi e altri rapaci notturni che cacciano anche gli adulti.
Consigli per allevarla a casa
In ambiente controllato può essere facilmente allevata in voliere esterne di dimensioni di almeno cm 150x 80x 200h, alimentata con un miscuglio di semi secchi come frumento, mais spaccato, scagliola, miglio, avena decorticata e risone verde. Sementi lessate, bacche varie e un paté per insettivori aiutano nel periodo dello svezzamento, visto che in natura integra la dieta con gli insetti che trova tra i rami.
Ama farsi il bagno e quindi oltre all’abbeveratoio, sarebbe buona norma mettere in voliera anche un recipiente ampio, dai bordi bassi (tipo un sottovaso) di una ventina di cm di diametro, con 2-3 cm di acqua dove possa sguazzare e lavarsi il piumaggio. Anche un’analoga ciotola con sabbia di fiume può essere utile perché ama anche farsi qualche bel bagno di polvere.
In un angolo riparato dell’alloggio si può mettere un porta nido, ovvero una cassettina a base quadrata di circa 15-18 cm di lato, con un bordo di 4-6 cm dove le tortore possano ammassare il materiale da imbottitura che viene loro fornito (fieno, fili d’erba secchi, fili di iuta ecc.: mai cotone che potrebbe finire in gola ai pulli e soffocarli).
Come addomesticarla
Si tratta di uccelli estremamente docili, facili da addomesticare anche se allevati dai genitori perché si abituano fin dalla nascita a essere toccati dall’allevatore. Nelle forme domestiche di Streptopelia selezionate con colorazioni che vanno dal bianco candido al pezzato al grigio al rossiccio, la domesticità è diventata proverbiale… basti pensare alle tortore bianche dei prestigiatori e dei maghi.
Una tecnica usata per allevare e addomesticare i columbidi, che hanno come metodo di alimentazione dei pulli quello di aprire il becco e lasciare che siano i piccoli a inserire il proprio all’interno di quello dei genitori, è quella di lavare bene in acqua calda una miscela di sementi (di solito frumento e scagliola e miglio), farli ammollare un po’, quindi mettersene una piccola quantità in bocca. Si prende il piccolo dal nido e spingendogli delicatamente il becco nella propria bocca di essere umano, si attende che cominci a mangiare, cosa che naturalmente fa subito trovandosi a contatto con il cibo, ingollando golosamente ed emettendo “gridolini” di soddisfazione… In questo modo, anche una volta cresciute le tortore mantengono una confidenza totale con il proprietario.
Articolo di Gianni Ravazzi