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Tra olfatto canino e olfatto umano non c’è confronto: le cellule olfattive del cane, a seconda della razza, variano da 100 a 200 milioni (nell’uomo sono solo 5 milioni) e, mentre la mucosa olfattiva dell’uomo ha una superficie di 3-4 centimetri quadrati, quella del cane arriva a 150.

L’uomo si è sempre avvalso del potente fiuto del cane in campo sociale (ricerca di persone scomparse, attività antidroga, antibracconaggio, ricerca di esplosivi) e da qualche tempo anche in campo medico.

Il primo caso riconosciuto risale al 1989: Trudi, un dalmata, si ostinava ad annusare un neo sulla gamba della sua padrona cercando di morderlo. Successivi controlli confermarono la presenza di un melanoma e la donna, operata in tempo, guarì completamente.

La stessa Claire Guest, fondatrice della Medical Detction Dog in Inghilterra, ha vissuto in prima persona un’esperienza simile con la sua labrador Daisy prima di fondare la MDD.

Claire lavorava con un gruppo di segugi al riconoscimento dei tumori della vescica e della prostata e proprio durante una di queste sessioni di allenamento Daisy cominciò a manifestare uno strano comportamento, continuando a saltarle addosso e pungolandole il seno. La donna decise così di fare una mammografia che diagnosticò un tumore allo stadio iniziale ma posizionato molto in profondità, che quindi sarebbe stato avvertibile alla palpazione solo a uno stadio avanzato. Daisy ha quindi salvato la vita di Claire.

Le prime sperimentazioni empiriche risalgono al 2004, quando furono portati avanti alcuni studi sul melanoma, successivamente le ricerche si sono estese ad altri tipi di tumore: alla prostata, alla vescica, al colon-retto, al seno e al polmone e non è escluso che i cani possano arrivare a rilevare altre forme tumorali.

 

 

La ricerca in Italia

Medical Detection Dogs Italy Onlus (MDDI) è un’associazione nata nel 2011 che sostiene la ricerca scientifica medica sull’impiego dell’olfatto del cane per il rilevamento di alcuni tipi di tumore, affiancandosi ai metodi di diagnosi tradizionali. L’associazione lavora in collaborazione con lo IEO (Istituto Europeo di Oncologia) di Milano e l’Università Veterinaria di Milano.

I cani della MDDI operano prevalentemente su campioni privati e allertano per proseguire con accertamenti tradizionali. È importante sottolineare che il cane non si sostituisce mai al medico, può solamente coadiuvare l’operato dello specialista. Ospedali e case di riposo inviano i campioni, nel rispetto della privacy, e facendoli fiutare dai cani è possibile determinare la presenza di cellule cancerogene.

Attualmente sono operativi i pastori belga Bloom e Dixie, il meticcio Helix e il labrador Lola: non esistono preclusioni di razza, l’importante è che i cani siano in possesso di alcune doti caratteriali come la curiosità, la socievolezza e soprattutto il “naso”.

 

 

Sono potenzialmente adatte, quindi, tutte le razze predisposte all’utilizzo dell’olfatto e non iperattive, perché potrebbero mancare della necessaria concentrazione. L’unico limite è la taglia: non deve essere troppo piccola, perché i campioni da annusare vengono fissati su un supporto.

Il periodo di addestramento dura oltre un anno e si basa solo ed esclusivamente su tecniche “gentili” che prevedono l’uso di rinforzi e mai di punizioni: il cane si abitua a discernere i vari campioni e viene premiato con un gioco. L’animale non entra mai in contatto con il malato.

La ricerca si basa sull’individuazione di alcune sostanze volatili (Vocs o biomarker) rilasciate dai tumori che i cani, con il loro olfatto finissimo, riescono a identificare in campioni di espirato, urina o feci; in genere si tratta di cinque campioni negativi e di un sesto dubbio, che è quello da esaminare. I campioni di urina arrivano congelati e vengono scongelati mezz’ora prima del test.

Quando il cane identifica un campione positivo si sdraia o si mette seduto, anche nel caso in cui la malattia si trovi in una fase ancora embrionale. Se invece rimane in piedi fissando insistentemente il conduttore, significa che il campione è negativo e che nessuna patologia è in atto. (Autore: Lorena Quarta)

 

Bene a sapersi

  • Oltre ai cani addestrati per il rilevamento precoce di alcune forme di tumori, esistono anche gli “alert dogs”, che possono costituire un valido aiuto in presenza di malattie metaboliche, come nel caso di crisi ipoglicemiche dovute al diabete di tipo 1.
  • È stato provato che i cani sono in grado di individuare tumori e altre malattie metaboliche grazie alla loro sensibilità olfattiva con un’attendibilità pari al 98%, ma i ricercatori non hanno ancora capito esattamente quale traccia chimica i cani riescano a percepire.
  • Il benessere del cane non viene mai trascurato: tutti gli animali impiegati vivono con i loro proprietari, che li accompagnano nei laboratori e aspettano durante la sessione di lavoro, così da ridurre i livelli di stress.

 

MEDICAL DETECTION DOGS ITALY
www.mddi.it, info@mddi.it

 

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