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I cheloni sono una vasta classe di rettili molto apprezzati dagli appassionati di animali esotici. La loro salute è però questione molto delicata. Vediamo di affrontare l’argomento in 10 domande, cercando di dare risposta in maniera sintetica e pratica ad alcuni degli interrogativi più frequenti sui cheloni terrestri, ovvero le testuggini, che popolano le case e i giardini degli italiani.

  1. Di cosa è fatta la corazza delle tartarughe e a cosa serve?
    La corazza delle tartarughe è formata da carapace (dorsale) e piastrone (ventrale). L’impalcatura della corazza è ossea ed è rivestita da scaglie cornee (scuti) di origine cutanea. La corazza ha una funzione protettiva per l’animale, fornisce l’attacco per i muscoli degli arti ed è utilissima per l’assorbimento del calore. È inoltre una preziosa riserva di calcio.
  2. Cos’è il celoma?
    Il celoma, o cavità celomatica, è quello “spazio” interno all’animale che contiene gli organi. A differenza dei vertebrati più evoluti, i cheloni non possiedono una netta separazione interna tra torace e addome.
  3. Cosa sono la POTZ e la PBT?
    I cheloni, come tutti i rettili in generale, dipendono dall’ambiente esterno per regolare i propri processi metabolici. La PBT (Preferred Body Temperature) è il range di temperatura corporea preferita, che può variare notevolmente da specie a specie e in funzione della stagione o del momento della giornata. La POTZ (Preferred Optimal Temperature Zone) è invece il range di temperatura ambientale che permette al rettile di mantenere la propria temperatura corporea entro i limiti fisiologici. POTZ e PBT sono strettamente correlate, ed è importante che all’interno del terrario venga mantenuta una POTZ ottimale.
  4. Tutte le testuggini effettuano il letargo?
    Assolutamente no. Il letargo rappresenta un processo fisiologico fondamentale per molte specie, ma non tutte possono o devono effettuarlo. In linea generale le testuggini nostrane (Testudo spp.) sono i tipici cheloni che, al sopraggiungere delle temperature fredde, vanno in letargo; al contrario la maggior parte delle specie tropicali o quelle dei climi desertici (ad es. Geochelone spp.) non devono assolutamente ibernarsi, la qual cosa sarebbe per loro letale. La differenza è determinata dall’areale di origine: alle nostre latitudini, il letargo si rende necessario per superare le temperature invernali che non consentirebbero agli animali di sopravvivere, mentre nelle regioni più equatoriali questo non è necessario, in quanto il clima si mantiene caldo tutto l’anno, perciò questi rettili non sono “obbligati” al lungo sonno. Le testuggini che in inverno non vanno in letargo devono essere alloggiate, in questo periodo, in ambienti interni debitamente riscaldati.

  5. Si dice che i globuli rossi delle tartarughe siano diversi da quelli dei mammiferi… è vero?
    Assolutamente sì. I mammiferi possiedono globuli rossi di forma tondeggiante e sono privi di nucleo, che viene perso durante la fase di maturazione delle cellule. Al contrario, nei cheloni i globuli rossi sono di forma ellittica e possiedono il nucleo anche una volta mature. Nonostante ciò, la funzione rimane la stessa (trasporto dell’ossigeno).
  6. Cos’è la MOM?
    La MOM, Malattia Ossea Metabolica, è una delle patologie più caratteristiche delle testuggini mantenute in cattività, ed è in genere conseguenza di gravi errori gestionali prolungati nel tempo. In linea generale si tratta di una demineralizzazione del tessuto osseo oppure di una sua mancata calcificazione. Le cause sono perlopiù legate al metabolismo del calcio e sono date principalmente da errori alimentari (carenza di calcio, eccesso di fosforo o sbilancio nel rapporto tra calcio e fosforo alimentare), dalla mancata esposizione ai raggi UVB indispensabili per la sintesi della vitamina D (assenza di luce solare diretta o lampade a raggi UVB non adeguate o assenti), oppure da patologie renali. I sintomi principali sono alterazioni morfologiche o di consistenza della corazza, delle ossa degli arti e della mandibola, oppure problemi legati alla contrazione muscolare. In animali che vivono all’aperto e che dispongono di alimentazione naturale, questa patologia è piuttosto rara.
  7. Sono possibili infezioni della corazza?
    Certamente. In genere si tratta di infezioni micotiche o batteriche, favorite da scarse condizioni igieniche, ambiente caldo, inadeguata esposizione alla luce solare oppure lesioni sulle quali si possono poi impiantare gli agenti infettivi. Senza scendere troppo nel dettaglio, gli scuti interessati si riconoscono facilmente perché cambiano colore e consistenza, tendono a separarsi dal tessuto sottostante e in alcuni casi è presente essudato.
  8. Le testuggini possono essere attaccate da parassiti?
    Assolutamente sì. Ne esistono di diversi tipi ma i più frequenti, soprattutto quando gli animali vivono all’esterno e durante il periodo caldo, sono le zecche e le larve di mosca. In particolare queste ultime possono essere rinvenute su animali ammalati o su quelli interessati da lesioni della cute o della cloaca: queste larve “mangiano” i tessuti e scavano fino anche a raggiungere gli organi interni. È importante che l’animale venga trattato quanto prima.
  9. È possibile che le testuggini vadano incontro a costipazione od ostruzione gastrointestinale?
    Sono evenienze possibili. Diete inadeguate, soprattutto povere in fibra, carenza di acqua e temperature troppo basse sono solo alcune delle cause che possono predisporre ad un rallentamento del transito intestinale. L’ostruzione può essere favorita proprio dall’intestino troppo lento ma anche, ad esempio, dalla presenza di parassiti o dall’ingestione di corpi estranei, come il materiale di fondo del terrario. Tra i segni clinici che devono allarmare c’è la riduzione o la cessata assunzione di alimento, la scarsità o l’assenza di feci, comportamenti di disagio o, al contrario, depressione e letargia.
  10. Le testuggini possono avere parassiti intestinali?
    Come tutte le altre specie, potrebbero averli. Dai protozoi agli elminti (vermi), la fauna parassitaria di questi rettili è varia e numerosa. Il veterinario potrà valutare la situazione e l’opportunità di trattare gli animali eseguendo un esame coprologico.

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