Generic selectors
Corrispondenza esatta
Cerca nei titoli
Cerca nei contenuti
Post Type Selectors
testimonial
Filtra per categoria
Cani & gatti
Marketing & Comunicazione
Mercato
Negozio del mese
Notizie
Personaggio
Pesci & co
Piccoli mammiferi
Rettili & anfibi
Senza categoria
Uccelli
Category

Marketing & Comunicazione

Category

Anche nel nostro settore, come nel mondo della vendita in generale, moltissimi negozianti sono in difficoltà. Inutile negare che esista la crisi. Certo. Ma è anche vero che questa condizione spesso dipende da un altro motivo. I soggetti che più risentono di questa crisi sono quelli che non riescono ad uscire dal proprio guscio e continuano a restare legati alle uniche cose che sanno fare e che hanno sempre fatto, spesso erroneamente convinti che siano le uniche possibili.

Il mondo del business, però, si muove in maniera diversa. Graficamente, si potrebbe rappresentare come tre cerchi concentrici che vedono al centro “le cose che sai fare”, poi in un cerchio più largo “le cose che sa fare qualcun altro” e nella massima estensione “le cose che nessuno ha ancora fatto”. Se non c’è più denaro nell’area delle cose che sai fare, la conseguenza logica è che devi spostarti velocemente nei due cerchi più esterni per trovare nuove opportunità.

Il mercato è cambiato. E prima lo si capisce, meglio è per tutti.

E come in ogni modello di cambiamento, si possono trovare tante, ma davvero tante, opportunità. Molti piccoli e medi imprenditori lo hanno già fatto. Atri, invece, non sono stati capaci di evolversi. In questo momento l’errore più grave è non comprendere che il modello di business deve essere in continuo movimento. Se non si afferra questo concetto, è logico rimanere disorientati continuando a chiedersi perché quello che fino a qualche anno fa funzionava benissimo ora non funziona più. La risposta è sempre quella: il mercato è cambiato, e ora chiede qualcosa di nuovo.

Facciamo un esempio. Un fornaio. Fino a poco tempo fa gli affari andavano benissimo perché tutti compravano il tuo pane che era considerato il migliore del mondo. Ora però avverti la crisi e le vendite sono drasticamente calate perché i clienti vogliono mangiare brioches a colazione, pranzo e cena. Tu continui a fare il tuo pane, perché sai che è il migliore del mondo? No, hai una sola strada da percorrere per uscire dalla crisi: imparare a fare brioches. A nulla serve lamentarsi “ma il mio era il pane migliore del mondo e la gente è cattiva perché ora non lo compra più”. Non sai fare brioches? Bene, ti impegni, impari, ti rimetti in gioco, se serve vai anche all’estero e ti confronti con i migliori pasticceri del mondo e impari a fare le tue brioches, magari le migliori brioches del mondo.
Intercettare le richieste di mercato: questa è la risposta per uscire dalla crisi, anche se significa rimettersi totalmente in gioco o dover iniziare a investire su aspetti del nostro lavoro che magari non avevamo messo in preventivo.

Non lo farai tu? Lo farà qualcun altro! Molto semplice. E chi arriva prima a soddisfare una richiesta, non solo non sente la crisi, ma coglie nella crisi una grande opportunità.

Veniamo a noi. Tutti i mercati sono saturi, anche il nostro settore, e la competizione è feroce. La crisi dei consumi e l’avvento di internet con tutti i suoi siti di vendita online hanno eliminato i clienti tradizionali e ci hanno lasciato a ricominciare in un mondo di persone diffidenti e scettiche, che si focalizzano solo sul prezzo e che pensano che tutti i prodotti e tutti i negozi siano uguali e che quindi valga la pena comprare dal meno caro.

Noi dobbiamo far loro cambiare idea. Come? La parola d’ordine è: essere differente, be different.

Il nostro DNA è al 99,999% identico a quello di qualunque altra persona sul pianeta. Così la nostra anatomia e così sono anche le nostre realtà imprenditoriali e i nostri prodotti. Su cosa dobbiamo concentrarci? Dobbiamo puntare tutto su quello 0,001% che ci differenzia dagli altri senza soffermarci troppo sull’aspetto del talento o sul fatto di essere portati o meno a fare qualcosa. La maggior parte dei pet shop apre spinta da un’unica grande passione: l’amore per gli animali. Ora questo non basta più. Non serve essere né geni né talenti. Nulla impedisce di brillare, mettiamocelo bene in testa! Tutti possiamo farcela, trovando il nostro modo di “essere differenti”.

Come? Scoprendo quegli angoli ciechi, quelle opportunità già esistenti che sono nascoste nelle pieghe del nostro settore e che nessuno sta sfruttando. In pratica, isolare un problema specifico e proporlo al cliente spiegando perché scegliere la propria idea differenziante.

Decenni fa, quando il mercato era giovane e senza competitor, la funzione del marketing era semplicemente quella di comunicare al mondo la propria esistenza e il tipo di prodotto che si vendeva. Chi ci riusciva più velocemente, vinceva. Oggi il marketing si fa in un solo modo, comunicando un’idea differenziante che sia rilevante per un target specifico disposto a preferirla alla concorrenza.
Lo scopo primario è quello di far arrivare al cliente il seguente messaggio: “non confondermi con altri, anche se ti sembro simile, io sono differente”. E per questo non servono frasi retoriche o ipnotiche, ma tre solidi fattori. Nell’ordine: utilità, unicità, ultra-specificità.

Vi invito a leggere su questo numero di Vimax Magazine le quattro interviste ad altrettanti negozianti, vincitori del concorso lanciato dalla nostra rivista in occasione di Zoomark International. È stato un vero e sorprendente piacere scoprire come abbiano trovato modi semplici, ma efficaci, per differenziarsi e quindi per riuscire a subire meno la crisi. Ciascuno di loro ha isolato un aspetto specifico proponendo delle soluzioni. Alcuni l’hanno fatto molto bene, trovando una vera e propria idea differenziante e focalizzandosi su un aspetto specifico, altri invece proponendo servizi e soluzioni che incontrano richieste di mercato sempre più in linea con le aspettative e le esigenze dei loro clienti, riuscendo quindi a fidelizzarli.

Be different! Utilità, unicità, ultra-specificità. Qualcuno lo ha già scoperto in un altro settore, prendendo spunto dall’estero. Ad esempio: da anni e anni, i parrucchieri sono tradizionalmente chiusi il lunedì, un bel problema se io ho una riunione importante il martedì mattina! Sono costretta ad andare a fare la piega il sabato precedente, quando tra l’altro ci vanno tutti. Esiste una legge che impedisce di tenere aperto il lunedì e, ad esempio, di chiudere un altro giorno? No! Un’idea differenziante potrebbe essere quella di tenere aperto il salone nel giorno in cui tutti i concorrenti sono chiusi, trovando ovviamente la corretta modalità per comunicarlo al cliente.

Questo vale per tutti i settori e anche nel nostro si possono trovare mille opportunità per “essere differenti”. Un’idea? Organizzarsi in modo da prevedere un’apertura del pet shop per tutto il periodo estivo (agosto compreso) strutturandosi in modo da accudire in loco o a domicilio gli animali dei clienti che sono in vacanza.

Quello che voglio dire è che le idee possono essere tante, basta fermarsi un attimo e focalizzarle, ma da sole certamente non bastano. Serve gente in gamba disposta a farle funzionare. Servono persone con lo spirito di rimettersi in discussione, con la grinta di affrontare nuove sfide senza trovare mille scuse del perché una cosa non si può fare o non può funzionare, del tipo “il mio settore è differente”, “sì, ma nel mio caso…”, “ma…”, “però…”.

È importante capire il concetto di base, e cioè che in ogni settore ci sono possibilità inesplorate. Non bisogna guardare troppo lontano, ma vicinissimo, per tentare cose che nessuno (o pochi) hanno deciso di fare.

 

Mentre scrivo penso a quanti editoriali stanno prendendo forma in questo momento nel mondo. Tutti all’insegna del nuovo anno, delle aspettative, dei buoni propositi e, ammettiamolo, anche delle incognite che ogni 1° gennaio porta con sé.
Nemmeno questo mio editoriale sfugge al tradizionale “pensiero per il nuovo anno”. Lo ammetto. Lo scrivo, tuttavia, pensando a quanti “buoni propositi” abbiamo realizzato fino ad oggi.

Fare impresa, a qualsiasi livello, richiede idee efficaci, investimenti e abilità nel gestire le innovazioni. Ma non solo. Per “essere impresa” occorre soprattutto mettere insieme un team valido, un gruppo di persone veramente unito e che collabori al meglio.
Siamo fermamente convinti, infatti, che un’impresa che riesca a costruire un gruppo di lavoro affiatato sia destinata a raggiungere il successo.
Per questo negli anni abbiamo cercato di creare nella redazione di Vimax Magazine questo ambiente che ancora oggi è la chiave che ci permette di superare ogni tipo di difficoltà e di raggiungere importanti risultati. Perché siamo davvero un gruppo, poiché alla base dei nostri rapporti di lavoro ci sono fiducia e impegno.
Per ottenere questi risultati, qualsiasi sia la vostra impresa, esistono accorgimenti tanto semplici quanto importanti. Vediamone insieme alcuni.
Gioco di squadra. Sono diverse le ricette che gli esperti propongono per raggiungere un ottimo gioco di squadra. Sicuramente la prima, quella fondamentale, è trovare le persone giuste. Uno staff, che sia di un’azienda o di un negozio, è composto da diversi soggetti, ognuno con le proprie qualità, certo, ma tutti devono avere una precisa caratteristica: saper lavorare in modo collaborativo e propositivo. È importante, quindi, che i nostri collaboratori siano in grado di gestire al meglio le relazioni interpersonali, perché da soli, anche se dotati di vera competenza, non si arriva da nessuna parte.
Il team leader. Un alto livello di cooperazione garantisce benefici fondamentali come la lealtà, la fiducia, la concentrazione, l’impegno, la gratificazione emotiva e il morale alto. Tutti elementi che portano a un ottimo tasso di produttività. Una persona efficiente, che svolge bene il suo lavoro, è soddisfatta di se stessa e ha un morale alto. La capacità di far sì che tutti, in un gruppo, siano entusiasti di ciò che stanno realizzando insieme, è il requisito principale di un team leader, il quale ha il compito di coordinare la squadra e di dare direttive chiare, coerenti e ben comprensibili. Sembra una banalità, ma questa è la vera chiave di volta per il successo dell’intera squadra.
“Bravi, festeggiamo”. È questa la frase che un vero team leader deve imparare a usare. Raggiungere un obiettivo e quindi fermarsi, godere tutti insieme del risultato di tanto lavoro, condividere la gioia con la squadra. Bisogna saper festeggiare. Basta poco: un brindisi, un pranzo tutti insieme. Assaporare il raggiungimento di un traguardo, ripercorrere insieme i passaggi che hanno condotto al risultato, valutare i pro e i contro dell’operato della squadra. Sono tutti elementi che aiutano a fissare le buone pratiche, a tenere alto il morale e a spronare ogni membro nel fare sempre meglio. Il leader deve fare in modo che ogni membro del gruppo si senta preso in considerazione per svolgere compiti che lo facciano crescere.
Crescere insieme. Crescere insieme dunque è la “formula” magica. Crescere insieme come squadra, crescere insieme nella professionalità, crescere insieme nei risultati. Vimax Magazine è cresciuta negli anni, a partire dalla sua fondazione, proprio perché ha saputo innovarsi grazie a un grande lavoro di squadra. Un affiatamento che non è mai venuto a mancare, anche quando le scelte professionali o personali hanno portato alcuni di noi verso altri lidi, il rispetto e la fiducia non sono mai mancati.

In questo mio editoriale ho descritto l’importanza delle persone che lavorano in un gruppo di lavoro, di coloro che condividono i momenti belli e che superano insieme quelli difficili. È stato facile perché, come dicevo, sin dalla sua fondazione questa rivista ha puntato tutto sulla lealtà nei confronti dei collaboratori, dei dipendenti, dei clienti e dei fornitori. Oggi, con queste righe, con un editoriale che parla di lavoro e di rapporti di amicizia e professionalità, voglio salutare chi ha da sempre fatto parte della mia, della nostra, squadra. Patrizia Ribuoli, il nostro Direttore responsabile, ci ha lasciati il 9 novembre scorso. Patrizia è stata, e sarà sempre, una colonna portante di questa rivista, una colonna portante della mia vita e di coloro che hanno avuto il privilegio di “essere squadra” con lei. A sua figlia, nostra preziosa collaboratrice, alla sua famiglia, agli amici e a tutti i collaboratori di Vimax Magazine porto il mio abbraccio e la promessa che tutto quanto abbiamo sognato e progettato insieme a Patrizia per il futuro di questa rivista verrà realizzato. Insieme.

I sensi ci guidano in ogni aspetto della vita, spesso inconsciamente. Ci innamoriamo attraverso la vista, scegliamo il nostro partner anche attraverso l’olfatto. Perché i sensi non dovrebbero guidarci anche nello shopping? È quello che gli studi di neuromarketing ci insegano: comunicare ai sensi dei consumatori, migliorando le performance del nostro punto vendita. Scopriamoli insieme.
Questione di naso. Si chiama “effetto Proust”, come la famosa madeleine, il dolce inzuppato nel tè che riportava alla mente dello scrittore i ricordi legati all’infanzia, e può scatenare nel cliente ricordi piacevoli e immagini felici, migliorando lo stato d’animo e predisponendo all’acquisto. Il neuromarketing ha dimostrato che un profumo emanato in un negozio aumenta sensibilmente le vendite, se i profumi sono adeguati saranno associati per sempre a un determinato negozio e prodotti, invogliando il cliente a ripetere la piacevole esperienza.

Le emozioni, si sa, ricoprono un ruolo fondamentale nel processo di acquisto: spesso si compera qualcosa solo perché soddisfa un bisogno interiore, un’emozione magari inconscia che mette nell’angolo la razionalità. Un comportamento molto diffuso che dovrebbe essere tenuto ben in conto da titolari e personale di un negozio specializzato, perché potrebbe essere la chiave per dare una svolta alla loro attività: sfruttarne il potenziale significa infatti fare in modo che gli acquisti nel petshop siano “solleticati” da piccoli, semplici stratagemmi.

Quanto sono importanti le persone e quanto possono fare la differenza, nella vita come nel lavoro? Davvero tanto. Se leggete a pagina 30 la cronaca dell’evento che ha celebrato i cinquant’anni di vita della Ferplast, non tarderete a comprendere come il carisma, la grinta, l’intraprendenza e il coraggio del suo fondatore, Carlo Vaccari, abbiano rappresentato le armi vincenti della sua impresa.

La partecipazione a una manifestazione fieristica rappresenta uno dei momenti più importanti nella comunicazione di un’azienda, il luogo di contatto privilegiato tra chi espone e il suo target di riferimento. Un salone specializzato è infatti uno strumento prezioso, superiore per efficacia ai media classici, perché chi vi prende parte ha scelto di porsi in prima linea e di lanciare un messaggio ben preciso alla clientela. Del resto, a cosa serva questo genere di eventi è ben noto a chiunque operi nel mondo del commercio: a migliorare l’immagine di un’impresa, a testare il lancio di nuovi prodotti e a intrecciare accordi commerciali con diversi partner. E non basta: il settore fieristico offre inoltre la possibilità di ottenere informazioni di prima mano sulle produzioni e sulle strategie della concorrenza, nonché sul comportamento e sulle dimensioni della domanda.