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Tutti sanno che la biodiversità è un valore positivo delle comunità naturali. Ma come mai questo concetto è poco applicato in acquariofilia?

Cos’è la biodiversità e perché è importante

Basta accendere la TV o aprire un giornale per trovare riferimenti alla biodiversità. Si parla di patrimonio naturale riferito alla diversità e di perdita di biodiversità a causa degli influssi umani, dal riscaldamento globale all’acidificazione degli oceani. Tuttavia non è chiaro a tutti cosa davvero rappresenti questo concetto e perché sia divenuto così importante negli ultimi anni.

Ci riferiamo alla biodiversità con lo scopo di misurare la diversità di forme e funzioni che caratterizzano le comunità naturali e gli ecosistemi. Il numero di specie associate a un certo ambiente, ad esempio, rappresenta la diversità “alfa”, ovvero la misura fondamentale di biodiversità. Possiamo contare il numero di geni presenti in un determinato ambiente per definire la biodiversità genetica. Oppure possiamo contare il numero di gruppi trofici che caratterizzano un determinato ambiente per definire una diversità “funzionale”. Negli ultimi decenni è apparso sempre più chiaro agli scienziati che un’elevata diversità è un patrimonio assoluto poiché nel complesso la biodiversità può essere definita come la diversità delle forme di vita sulla terra. Dunque anche il valore degli ecosistemi, nel campo della gestione delle risorse naturali, può essere determinato in base alla loro biodiversità. Una barriera corallina, ad esempio, contiene centinaia di specie per ogni metro quadro e viene considerata un ecosistema di grande valore. Un canale inquinato contiene solo poche specie e viene considerato come un ambiente di basso valore economico. Di pari, una foresta tropicale contiene una grande varietà di specie ed è considerata un ambiente di elevato valore, da proteggere, mentre un prato all’inglese contiene solo poche specie e può essere sacrificato, se necessario, perché di basso valore economico. Esistono addirittura delle associazioni che attraverso i loro siti web definiscono il valore degli ecosistemi in base alla diversità misurata (ad esempio il millennium ecosystem assessment: https://www.millenniumassessment.org/en/About.html). Diviene chiaro quindi che elevata biodiversità corrisponde a bellezza, stabilità, e in generale elevato valore degli ecosistemi.

 

 

Biodiversità in acquario

Il concetto è applicabile in acquario e potrà permetterci di usare moderne tecniche di monitoraggio ambientale per giudicare i risultati della nostra progettazione. Così come avviene per qualsiasi ambiente naturale, un’elevata biodiversità corrisponde a un acquario bello e di valore, mentre una bassa biodiversità caratterizza acquari poco attraenti e di basso valore economico. Facciamo qualche esempio per comprendere meglio il concetto. Immaginiamo un acquario marino tropicale contenente una decina di specie di madrepore, 5 coralli e 3 spugne, 7 altre specie di invertebrati (tra molluschi, decapodi e cnidari) e una decina di specie di pesci, che nuotano tra due o tre specie di alghe. Come si può facilmente immaginare questo acquario (biodiversità alfa facilmente calcolabile in 35, sommando il numero delle specie poco sopra indicato) è molto appariscente e senza dubbio sarà dotato di una imponente dotazione tecnica a supporto, per garantire costanza della biodiversità nel tempo. Dunque è anche un acquario di elevato valore economico. Immaginiamo ora la stessa vasca popolata solo da alcuni Amphiprion clarkii e un’anemone, magari con un paio di spugne e un’alga. Si tratta di una vasca con biodiversità alfa abbastanza bassa (sommando il numero delle specie arriviamo a 5, che ha anche un valore economico molto limitato. Ora useremo la stessa vasca per allevare Guppy. Immaginiamo di tenere in vasca un centinaio di Poecilia reticolata insieme a un paio di individui di Anubias barteri (o altra specie di piante resistente, spesso presente in questo tipo di acquari). In questo caso la biodiversità alfa si calcola molto semplicemente sommando una specie di pesci a una di piante e il risultato (2) indica che la bassa biodiversità corrisponde a un basso valore dell’acquario. Avendo dunque dimostrato che proprio come per un ambiente naturale, la biodiversità può ben definire aspetto e valore di un acquario, proviamo ad applicare qualche concetto di ecologia per accrescere la biodiversità e il valore del nostro acquario.

 

 

Le regole della biodiversità

Vari autori in anni precedenti hanno dimostrato che alcuni concetti fondamentali permettono di prevedere i livelli di biodiversità e il funzionamento degli ecosistemi (e, come oggi dimostrato, degli acquari!). Ad esempio sappiamo che un’elevata biodiversità accresce la produttività delle comunità naturali e migliora lo sfruttamento delle risorse. In altre parole, in un acquario con molte specie è più facile ottimizzare il consumo di mangimi e fertilizzanti producendo un miglioramento delle condizioni della vasca mentre in un acquario a bassa diversità molti composti tenderanno ad accumularsi e sarà necessario somministrare più cibo (quindi più cambi d’acqua, filtri più potenti) per ottenere lo stesso risultato. Teniamolo presente quando cercheremo di migliorare il funzionamento di un acquario, definendo a priori un elevato numero di specie ospitate sin dall’inizio.

 

 

Altrettanto interessanti sono le simulazioni “a numero costante di individui”. È stato infatti dimostrato che il numero di individui che un ambiente può ospitare è strettamente vincolato dallo spazio disponibile. Ogni volta che un nuovo individuo è introdotto, un altro individuo è destinato a morire e, viceversa, ogni volta che un individuo muore, lascia spazio per un altro animale o pianta. Il concetto potrebbe apparire banale ma non lo è, considerando che sono state dimostrate relazioni molto precise tra il numero di individui e lo spazio a disposizione, valide per qualsiasi ambiente naturale. Inoltre è importante osservare che quando parliamo di “individui” ci riferiamo a qualsiasi animale o pianta, sia della stessa specie, sia di specie diverse. Questo concetto dunque indica molto chiaramente che in un acquario sovrappopolato dovremo attenderci una bassa biodiversità, perché la specie dominante, specialmente se in grado di riprodursi in acquario, tenderà a sopraffare tutte le altre e occuperà tutto lo spazio di nicchia ecologica disponibile. Al contrario, in un acquario che parte con elevata biodiversità potremo attenderci una crescita lenta delle comunità con ottimizzazione delle risorse.

Ancora più interessante è un concetto recentemente definito, che indica come la biodiversità sia stimolata dalla quantità di risorse trofiche. In pratica, esiste una relazione tra biodiversità e quantità di alimenti (o di fertilizzanti, nel caso delle piante e delle alghe). La relazione però non è così ovvia come potremmo attenderci. Infatti saremmo portati a pensare: “più risorse, maggiore diversità”! In realtà le cose stanno esattamente al contrario perché è stato dimostrato che in qualsiasi ambiente naturale le specie si distribuiscono in modo da produrre maggiore biodiversità proprio dove le risorse trofiche sono più scarse. In ambienti oligotrofici, come le barriere coralline, la biodiversità è massima, mentre in ambienti eutrofici, come le lagune costiere, la biodiversità è molto bassa. Per questo motivo possiamo prevedere che in un acquario in cui si somministri molto mangime il numero delle specie presenti si riduca progressivamente sino a produrre un ambiente degradato. Allo stesso modo, eccedendo nella somministrazione di fertilizzanti otterremo alla fine una vegetazione con poche specie, magari presenti in un elevato numero di individui. Tuttavia, nella peggiore delle ipotesi, potremmo ottenere anche una o due specie di… alghe, in sostituzione delle nostre piante. Pertanto in acquario dovremmo applicare la regola del minimo, riducendo le risorse trofiche per tutte le specie presenti in modo da massimizzare i livelli di biodiversità.

 

 

Conclusioni

Evidentemente quelli riportati sono solo esempi di base ma lavorando seriamente su questo concetto in acquario riusciremo, anche utilizzando simulazioni al computer, a prevedere meglio il funzionamento dei nostri sistemi artificiali e a gestire in modo ottimale l’attrezzatura tecnica per ottenere ambienti di grande valore estetico ed economico. (Autore: Valerio Zupo)

 

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