Nuovi pericoli sono sempre in agguato, pronti a minacciare anche molto seriamente la salute dei nostri piccoli amici. Angiostrongylus vasorum, un nematode cardio-polmonare, è un delle nuove sfide dell’ultimo decennio.
In un mondo che cambia e si evolve continuamente, non è poi così strano sentir parlare di nuove malattie. In molti casi si tratta di patologie un tempo considerate “lontane” che, per diverse ragioni (ad es. movimento di persone, animali, mezzi di trasporto, ecc.), hanno raggiunto il nostro Paese di recente, in altri accade invece che una determinata malattia, un tempo confinata in alcune aree, trovi il modo di diffondersi o spostarsi da una parte all’altra dell’Italia. Negli ultimi due o tre anni uno degli argomenti più gettonati nella programmazione degli incontri di aggiornamento in medicina veterinaria è stato quello dei parassiti cardio-polmonari e respiratori del cane e del gatto. Angiostrongylus vasorum è tra questi: un nematode dal ciclo biologico molto particolare che, fino a circa dieci anni fa, non era minimamente considerato come agente patogeno per il cane ma oggi è invece al centro dell’attenzione.
Conoscere per combattere
Il ciclo biologico di Angiostrongylus vasorum è di tipo “indiretto”, il che significa che questo nematode necessita di un ospite intermedio sia per completare il proprio sviluppo, raggiungendo al suo interno lo stadio infettante, che per essere trasmesso all’ospite definitivo, rappresentato in questo caso dal cane e dai canidi selvatici. Gli adulti del parassita, vermi tondi le cui femmine possono misurare fino a 25 mm, vivono nel ventricolo destro e nei vasi arteriosi polmonari, dove depongono le loro uova. Da ognuna di queste fuoriesce una microscopica larva di primo stadio (L1) che perfora la parete dei capillari alveolari, penetra nell’alveolo e da lì, grazie al muco e ai colpi di tosse, viene espulsa dall’albero respiratorio e deglutita; dopo aver raggiunto l’apparato digerente le larve possono essere comodamente emesse nell’ambiente attraverso le feci. A questo punto il ciclo biologico del nematode assume un aspetto che può sembrare particolare o addirittura strano, ma nell’intricato mondo dei parassiti sono molti gli organismi che ricorrono a stratagemmi di questo tipo. Una volta raggiunto l’ambiente esterno la larva L1 dovrà essere ingerita da un mollusco gasteropode (lumaca, chiocciola, ecc.) all’interno del quale si evolverà fino a larva di terzo stadio (L3) con capacità infestante. Qualora la lumaca contenente le larve di A. vasorum venisse ingerita da un cane, trasmetterebbe la parassitosi all’animale: attraverso l’intestino le larve penetrano nell’apparato circolatorio ove subiscono altre evoluzioni fino a raggiungere la loro localizzazione definitiva, dove successivamente inizieranno a riprodursi. Oltre agli ospiti intermedi sono stati individuati anche degli ospiti “paratenici”, ovvero altre specie animali che possono ingerire i gasteropodi e veicolare il parassita all’interno delle proprie masse muscolari, trasmettendo a loro volta il patogeno ai canidi che se ne alimentano: attualmente gli ospiti paratenici di A. vasorum accertati sono alcune specie di anfibi e il pollo.
I sintomi principali
Abbiamo visto come il ciclo biologico di A. vasorum sia complesso, per certi versi incredibile. I segni clinici della patologia non sono molto specifici e sono dovuti ai danni ai tessuti causati dall’azione delle larve del parassita. I sintomi principali sono di tipo respiratorio (tosse e difficoltà di respirazione), neurologico (depressione, incoordinazione motoria, testa rivolta da una parte, barcollamento, possibile paresi o paralisi) e disturbi della coagulazione sanguigna (perdita di sangue dal naso, presenza di sangue nelle urine e nelle feci, formazione di lividi ed emorragie oculari). A questi sintomi se ne possono aggiungere altri di ordine generale come anoressia, vomito, diarrea e gonfiore addominale. Se la patologia non viene diagnosticata correttamente e rapidamente, può portare alla morte dell’animale. La diagnosi di angiostrongilosi può essere eseguita con estrema facilità anche all’interno di una clinica o di un ambulatorio, attraverso un esame delle feci o un apposito test rapido.
Dove è stato nascosto per tutto questo tempo?
- vasorum non è comparso dal nulla, al contrario è conosciuto già da tempo e inizialmente è stato descritto in Francia. Negli anni ’80 la sua presenza in Italia era nota in alcune popolazioni isolate di volpi della Toscana, ma solo agli inizi del 2000 è stato diagnosticato con certezza in cani domestici. Una volta alzato il livello di attenzione, in meno di un decennio sono aumentate in maniera esponenziale le diagnosi di angiostrongilosi: l’aumento dei casi è dovuto sicuramente all’espansione delle volpi e dei canidi selvatici nonché al loro progressivo avvicinamento agli ambienti urbanizzati, ma anche alla maggiore attenzione da parte dei veterinari nella ricerca di questo parassita, fino a poco tempo fa davvero poco conosciuto e molto sottovalutato. A oggi l’angiostrongilosi è stata segnalata nei cani domestici di quasi tutto il Paese, pertanto è necessario mantenere sempre un alto livello di attenzione nei confronti di questa problematica.
Come difendersi?
Una volta eseguita la diagnosi, la terapia dovrà essere impostata dal veterinario e seguita con attenzione da parte del proprietario. Dalla conoscenza del ciclo biologico del parassita si evince un concetto fondamentale: bisogna fare attenzione che i nostri cani non ingeriscano lumache e chiocciole, che possono trovare scorrazzando nei prati o molto spesso all’interno della ciotola lasciata incustodita in giardino, o che diano la caccia a poveri anfibi. Inoltre, dal momento che ora lo sappiamo, meglio evitare di somministrare carne cruda di pollo, che oltretutto può rappresentare un rischio anche per la trasmissione di altre patologie. Esistono anche soluzioni preventive, poiché alcuni antiparassitari di utilizzo comune e di libera vendita sono in grado di uccidere questo parassita, informazione riportata nel foglietto illustrativo che è sempre buona regola leggere. Data l’importanza del problema è bene parlarne con il proprio veterinario di fiducia, che saprà consigliare sul da farsi e potrà indicare i prodotti più appropriati per una buona prevenzione. (Autori: Cristiano Papeschi e Linda Sartini)