Quando si parla di piccoli mammiferi da compagnia si intende indicare un gruppo numeroso e piuttosto eterogeneo di specie. Se escludiamo il coniglio (che non è un roditore, anche se molti profani lo indicano ancora erroneamente come tale) e il furetto, la quasi totalità di questi animali può essere inclusa nel grande “gruppo” dei roditori.
Questi soggetti, per lo meno quelli intesi come pet, sono tutti di piccola taglia, con un peso che può variare da alcuni grammi fino a poco più di un chilogrammo. Queste dimensioni contenute, insieme alla relativa facilità di gestione e al poco spazio che occupano, ne hanno determinato un grande successo. Solo per curiosità, è giusto ricordare che in natura esistono anche roditori di dimensioni più grandi dei classici topolino, criceto o cavia: il capibara (Hydrochoerus hydrochaeris), originario di alcune regioni del Sud America, è l’istricomorfo che meglio dimostra come i roditori non possano essere tutti contenuti nel palmo di una mano in quanto, grazie al suo status di roditore più grande del mondo, può arrivare a pesare anche oltre i 60 chilogrammi. Ma torniamo ai nostri pet: focalizziamo l’attenzione sulla loro alimentazione, in particolare quella degli istricomorfi, per una corretta gestione e una lunga e felice vita di questi animali.
Non tutti i roditori sono uguali
Tra i roditori più diffusi nelle case degli italiani troviamo specie appartenenti a diversi sottordini e famiglie (vedi tabella 1). Un inquadramento tassonomico diverso sta a significare che queste specie differiscono tra loro per molti aspetti, dall’anatomia al comportamento fino all’alimentazione, senza contare anche che, all’interno di ogni singola famiglia, esiste una notevole variabilità geografica e climatica da specie a specie.
Tabella 1: Tassonomia dei roditori maggiormente diffusi | ||
Sottordine | Specie | Nome comune |
Hystricomorpha
(Istricomorfi) |
Cavia porcellus | Porcellino d’India |
Octodon degu | Degu del Cile | |
Chinchilla laniger | Cincillà | |
Myomorpha
(Miomorfi) |
Meriones unguiculatus | Gerbillo della Mongolia |
Mus musculus | Topo domestico | |
Rattus norvegicus | Ratto domestico | |
Pachyuromys duprasi | Duprasi | |
Mesocricetus auratus | Criceto dorato | |
Phodopus campbelli | Criceto di Campbell | |
Phodopus roborovskii | Criceto di Roborovsky | |
Phodopus sungorus | Criceto siberiano | |
Cricetulus griseus | Criceto cinese | |
Sciuromorpha
(Sciuromorfi) |
Cynomys ludovicianus | Cane della prateria |
Spermophilus citellus | Citello | |
Tamias sibiricus | Scoiattolo striato giapponese | |
Tamias striatus | Scoiattolo striato nordamericano |
Erbivori? Sì, ma con qualche differenza
La cavia, il degu e il cincillà sono tutti erbivori stretti: ciò sta a significare che, in natura, queste specie si nutrono esclusivamente di alimenti vegetali, per lo più erba, sebbene la loro alimentazione subisca delle variazioni in funzione della disponibilità di cibo e della stagione. In linea generale, in cattività, questi soggetti vengono alimentati con fieno, verdura e frutta, ma con alcune differenze.
Il fieno, che è alla base dell’alimentazione, va bene per tutti, purché sia di ottima qualità, di prato polifita (quindi caratterizzato da una grande varietà di specie vegetali), non contenga un eccesso di leguminose (erba medica e trifoglio) e sia profumato, ben conservato e privo di polveri e muffe.
Il pellet può essere somministrato, ma non è necessario, e comunque sempre come complemento, ovvero in piccole quantità: deve contenere una percentuale di fibra non inferiore al 16% (meglio se superiore al 18-20%), non eccedere in proteine e men che meno in grassi, e possibilmente deve essere formulato appositamente per la specie di interesse, evitando il più possibile mangimi contenenti semi e fioccati.
La fibra, per la quale si raccomanda un occhio sempre attento in quanto a percentuali, è indispensabile sia per il corretto consumo dei denti che per il mantenimento di un adeguato transito ed equilibrio intestinale: per questi animali “la fibra è vitale”.
Molti sono gli alimenti considerati controindicati o addirittura dannosi per gli istricomorfi, in particolare miscele di semi, cereali, carboidrati, cioccolata, dolciumi, parti verdi di pomodoro, melanzana e patata, snack commerciali per roditori, proteine di origine animale, latticini e molto altro.
La frutta e la verdura sono un argomento che diversifica queste tre specie: per la cavia non ci sono grosse restrizioni per quel che riguarda la quantità, sebbene alcuni frutti (come ad esempio l’avocado) siano considerati dannosi, e la verdura è l’elemento principale della dieta. Il degu può assumere tranquillamente, purché abituato (regola valida per tutti), erba di campo e verdure ma solo piccole quantità di frutta mentre per il cincillà, che deve essere alimentato principalmente a fieno e piccole quantità di mangime pellettato, la frutta e la verdura fresca devono essere considerati solo come una leccornia o un’integrazione, da somministrare quindi con moderazione.
Soprattutto per la cavia è necessario preferire alimenti ricchi in vitamina C, indispensabile in questa specie che non è in grado di sintetizzarla autonomamente: peperoni, tarassaco, prezzemolo, cavoli, broccoli, agrumi, kiwi, fragole, papaya, radicchio, spinaci e finocchio sono solo alcune delle possibilità che il mercato offre. Un errore frequente è quello di somministrare esclusivamente alimenti poveri in questo elemento fondamentale quali la lattuga, la scarola, il sedano e la carota o frutta come mela, pera e banana, che a lungo andare possono portare a carenze importanti. In alternativa, sebbene l’apporto alimentare debba sempre essere preferito, si può ricorrere all’integrazione di vitamina C direttamente nell’acqua da bere, considerando un fabbisogno giornaliero totale di circa 30 mg/kg: tale quantitativo può aumentare in caso di stati carenziali, gravidanza, allattamento e accrescimento.
Un paio di accortezze…
Una regola da non dimenticare mai, di qualunque specie o abitudine alimentare si stia parlando, è quella di non effettuare mai cambi bruschi di alimentazione; al contrario, se si vuole introdurre un alimento nuovo, sempre nel rispetto dei fabbisogni individuali, è necessario farlo con gradualità, un po’ alla volta, al fine di abituare l’apparato digerente e il microbioma intestinale a “lavorare” su altre materie prime, pena gravi disturbi gastroenterici. Gli alimenti, soprattutto quelli freschi, devono essere sostituiti di frequente e non “stagnare” nella ciotola o mangiatoia, in quanto potrebbero deteriorarsi (ad esempio marcire, ammuffire o sviluppare micotossine) o essere contaminate da feci e urine. Frutta e verdura devono sempre essere fresche e lavate accuratamente; inoltre, mai somministrare alimenti appena tolti dal frigorifero. (Autori: Cristiano Papeschi e Linda Sartini)