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A volte non basta alimentare correttamente gli animali da compagnia, pur scegliendo gli alimenti migliori o top di gamma, perché sempre più spesso cani e gatti mostrano delle reazioni avverse al cibo somministrato.

Il concetto di “Reazioni Avverse al Cibo” (RAC) è piuttosto complesso, ma potrebbe essere riassunto con “una reazione anomala all’assunzione di un determinato alimento” o meglio a uno o più ingredienti dell’alimento stesso. Per questo molto spesso, nonostante acquistiamo mangimi di altissima qualità, il pet sviluppa una reazione avversa con segni clinici anche piuttosto evidenti. Le reazioni avverse al cibo possono essere suddivise in tre grandi categorie: le intossicazioni, le allergie e le intolleranze.

Sostanze tossiche

Le intossicazioni sono dovute alla presenza di sostanze potenzialmente nocive all’interno dell’alimento, per contaminazione delle materie prime da agenti chimici (erbicidi, insetticidi, idrocarburi o metalli pesanti) o microbiologici (muffe, micotossine, botulino o altri batteri), questi ultimi inclusi nell’alimento già in fase di produzione e lavorazione oppure a seguito di inadeguata conservazione. Anche l’impiego di eccessive quantità di integratori (vitamine), sia all’interno dell’alimento stesso oppure come aggiunta “arbitraria” da parte nostra senza aver consultato il veterinario, possono essere causa di intossicazione: dal momento che gli integratori, in molti casi, sono di libera vendita, meglio avere sempre prudenza nell’acquisto e nell’utilizzo. In ambiente domestico, la somministrazione agli animali di alimenti inadeguati o potenzialmente nocivi (come cioccolata, alcolici, dolcificanti, spezie, ecc.) è una delle principali cause di intossicazione. L’entità della reazione avversa dipende soprattutto dal tipo di sostanza ingerita e dalla quantità in rapporto al peso dell’animale.

Reazioni di tipo “non tossico”

Se l’assunzione di sostanze tossiche può causare gravi danni all’animale, anche l’ingestione di componenti normalmente considerati “buoni” e comunemente utilizzati nell’alimentazione casalinga o in quella industriale può essere causa di problemi, a seconda della predisposizione del soggetto. In virtù del meccanismo che le scatena, questo tipo di reazioni possono essere suddivise in intolleranze e allergie alimentari.

Allergie alimentari

Il tipo di reazione scatenato dalle allergie alimentari coinvolge il sistema immunitario e riguarda un’ipersensibilità individuale ad alcune sostanze, in particolare quelle di natura proteica (soprattutto se di basso peso molecolare). I vari meccanismi sono ancora oggetto di studio, ma sembra che alla base vi sia un’aumentata permeabilità della mucosa intestinale, che consente a queste molecole di attraversare la barriera e entrare in contatto con il sistema immunitario locale dell’animale scatenando di conseguenza la reazione allergica. Soprattutto nei cani e nella maggior parte dei casi si tratta di proteine provenienti dalla carne bovina, dai prodotti lattiero-caseari e dal frumento, proprio gli ingredienti più diffusi e utilizzati; in misura minore e meno frequentemente sembrano essere coinvolti la carne di pollo, quella di agnello e alcune leguminose come la soia. In pratica, la colpa non sarebbe tanto dell’alimento in sé, quanto della predisposizione del singolo soggetto e dell’integrità della sua barriera intestinale: per questo motivo moltissimi cani assumono senza problemi la carne rossa mentre altri sembrano non tollerarla affatto.

Intolleranze alimentari

A differenza delle allergie, le “intolleranze alimentari” non coinvolgono il sistema immunitario. L’animale può manifestare intolleranza “idiosincrasica”, ovvero mostrare di essere intollerante già al primo contatto con quel tipo di cibo, probabilmente a causa di alcuni additivi alimentari innocui a cui però quello specifico soggetto è intollerante. L’intolleranza può essere anche di tipo enzimatico, come avviene per il latte somministrato dopo lo svezzamento ad animali che abbiano ormai perso l’enzima (lattasi) preposto alla digestione del lattosio. Consideriamo che il latte bovino contiene livelli di lattosio più elevati rispetto a quello della cagna o della gatta: uno dei motivi per il quale il cagnolino o il gattino orfano non devono essere alimentati con latte a uso umano ma con quello appositamente commercializzato per queste specie. Dopotutto anche negli umani l’intolleranza al lattosio, così come al glutine, è ormai ben nota a tutti. Infine, l’intolleranza può manifestarsi anche a seguito dell’ingestione di materie contenenti elevati quantitativi di molecole innocue ma attive da un punto di vista farmacologico, come ad esempio l’istamina (contenuta in diversi alimenti tra cui il pesce).

Quali sintomi?

Le reazioni avverse al cibo possono manifestarsi con segni clinici a carico di uno o più apparati contemporaneamente, nel giro di poco tempo o addirittura a distanza di giorni. I segni clinici più facilmente associabili a una reazione avversa sono quelli a carico dell’apparato digerente, quindi vomito o diarrea. I sintomi cutanei sono anch’essi molto frequenti, in particolare il prurito, l’irritazione cutanea, la forfora, la perdita di pelo e il mantello opaco. Nei casi peggiori possono comparire segni neurologici (depressione, ipereccitabilità o movimenti poco coordinati) fino addirittura alle reazioni anafilattiche (edema e gonfiore).

Come comportarsi?

I segni clinici riconducibili alle RAC non sono specifici: ovviamente, la loro comparsa dopo un breve intervallo dall’assunzione dell’alimento è molto sospetta. Il Medico Veterinario dovrà svolgere delle indagini approfondite per risalire alla natura della sintomatologia anche con l’aiuto dell’anamnesi. Una volta diagnosticata la reazione avversa e la tipologia, sarà necessario capire a quale ingrediente l’animale sia intollerante e, a quel punto, applicare una dieta diversa, casalinga oppure commerciale, ben tollerata. Esistono diversi tipi di alimenti industriali che possono essere adottati (sempre seguendo le indicazioni del veterinario curante).

In linea generale, i mangimi di tipo “gastro-intestinale” sono utili per affrontare situazioni “acute” caratterizzate per lo più da vomito, diarrea, flatulenza, emissione di feci discontinue e evacuazioni frequenti mentre per le reazioni riconducibili ad allergie o intolleranze vengono spesso impiegati alimenti ipoallergenici, solitamente monoproteici a base di proteine animali meno utilizzate nelle diete standard (cervo, coniglio, bufalo, tonno, salmone, pesce azzurro, etc.) oppure una fonte proteica del tutto alternativa (vedi le farine di insetti), con cereali diversi dal frumento o non presenti del tutto.

Esiste anche la categoria di mangimi “ultra ipoallergenici” che, anziché contenere la materia prima proteica tale quale, contengono proteine idrolizzate e trattate in modo da essere non allergizzanti. Una menzione meritano gli integratori a base di prebiotici e probiotici che spesso è bene associare a queste diete perché contribuiscono a normalizzare la barriera intestinale.

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